Autopsicografia

Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore



F.Pessoa

ALBERI

ALBERI
il mio prato incantato

lunedì 20 ottobre 2008

DIVINAZIONI


Quelli che vanno alla prima messa del mattino la conoscono bene,
da tempo chiede l’elemosina accanto al portone del santuario.
Ha la bellezza selvaggia del suo popolo, gonna lunga a fiori e
orecchini immensi di perline.
Le chiedo se vuole venire a far colazione, il bar è vicino.
Mangia due brioches, beve la cioccolata densa e calda.
Parla, dei suoi figli, di suo marito.
Pronuncia i nomi con orgoglio, con un lampo di fierezza negli
occhi scuri.
Dice che nessuno di qui l’ha mai invitata al bar, che le danno
dieci, venti centesimi in fretta, senza guardare.
Mi prende la mano, segue le linee con il dito.
“Amore, fortuna per te, tutto scritto nel destino, vai incontro alla felicità.”
Sorrido, penso che è il suo mestiere, vendere illusioni.
Ringrazio, dico che a me basta vivere oggi, domani sarà tutto nuovo.
Mi abbraccia,”bella signora ciao” mormora.
La vedrò ancora, una di queste domeniche.
Lei è sempre lì, in attesa di qualche spicciolo, forse di un gesto, una parola.