Autopsicografia

Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore



F.Pessoa

ALBERI

ALBERI
il mio prato incantato

lunedì 12 novembre 2007


La ragazza, stretta nel cappotto scuro, vende sapone
e fiori secchi.
Dice “Lo faccio io, senta che profumo”.
Si, è buono, fresco, semplice.
Ricordo.
La prozia preparava l’impasto, olio, grasso e soda,
lo metteva a cuocere nella grande pentola annerita,
e poi lo versava negli stampi
preparati da noi bambini,
quattro assicelle di legno legate con lo spago,
di misura diversa.
Le più grandi erano per il sapone da bucato, mattoni
verdastri che duravano da una stagione all’altra.
Le più piccole erano riservate al sapone di bellezza.
Una cucchiaiata di impasto e una manciata di
petali di rosa canina, fiori di ortica, salvia
Lavava, si, disinfettava e lasciava la pelle arrossata.
Dopo il bagno del sabato sera ti sentivi mondo, nuovo,
pulito fino all’anima.
Ho comperato un quadratino grigio, odora di lavanda
e di tempi lontani.

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